a cura della Dott.ssa Maria Rosaria Venuto
L’Adozione è una esperienza altamente stressante che, secondo il modello Stress and Copy di Brodzinsky (Brodzinsky, 1990), può essere considerata un lento e complesso processo di adattamento.
Tale adattamento è influenzato dalle esperienze traumatiche vissute dal bambino prima del collocamento adottivo e dalla costruzione di una buona relazione di attaccamento nella famiglia adottiva.
Le condizioni che possono facilitare o rendere più difficoltoso l’adattamento includono fattori genetici, come il temperamento, biologici, come malattie e disabilità, relazionali, che riguardano la stabilità e la sicurezza delle relazioni di attaccamento sia prima che dopo il collocamento adottivo.
Questi fattori possono incidere sulla vulnerabilità del bambino e facilitare lo sviluppo di problemi emotivi e comportamentali (Simonetta, 2012).
Inoltre, tra i fattori di rischio, ricoprono un ruolo significativo la presenza, precedente, concomitante o successiva all’abbandono, di specifiche esperienze traumatiche poiché possono portare alla costituzione di traumi cumulativi che incidono negativamente sulle relazioni affettive e sociali impedendo un buon adattamento psicologico (Vadilonga, 2010).
La famiglia adottiva si trova, spesso, di fronte ad una complessità in cui il sintomo è dato dai comportamenti reattivi, difensivi o provocatori, o, viceversa, da comportamenti di iperadattamento, del bambino e/o dell’adolescente, che si ripercuotono sulla relazione genitore-figlio destabilizzando l’intero sistema familiare. I genitori si sentono incapaci e impreparati ad affrontare tali conflitti poiché colludono con le proprie esperienze traumatiche e le riattivano.
E’ per questo che le ricerche sull’adozione mettono in evidenza l’importanza di individuare ed elaborare i fattori di rischio inerenti a:
– traumi pregressi dei genitori legati alla loro infanzia (es. morte di un genitore, malattia, separazione della coppia genitoriale, incidenti ecc.),
– traumi derivanti da disfunzioni relazionali relative al modello di attaccamento originario, vale a dire l’avere rivestito a propria volta il ruolo di figlio,
– traumi attuali, derivanti da problematiche di coppia o alla non avvenuta procreazione.
Il fattore di protezione è dato dalla consapevolezza e dalla sicurezza che i genitori adottivi manifestano nel “tessere”, quotidianamente, la relazione con il proprio figlio che rappresenta, per quest’ultimo, una possibilità di ri-costruire una relazione affettiva con adulti significativi trasformando le aspettative negative, proprie del suo modello mentale, e ri-creando nuove rappresentazioni di se stesso come meritevole di cure ed amore (FavaVizziello, Barbiero, 2004).
Il Centro Trauma Ippocampo sta sperimentando la validità di una psicoterapia integrata in cui l’’approccio, individuale e/o sistemico, viene coadiuvato dall’utilizzo dell’EMDR.
L’integrazione avviene secondo i criteri della flessibilità, dell’apertura, del dinamismo, della ricerca in itinere e della valutazione costante dei piani di intervento cercando di offrire trattamenti specifici sulla base delle diverse esigenze dei clienti (Giusti, Montanari e Iannazzo, 2004).
L’’azione di sostegno prevede interventi rivolti ai genitori adottivi e a gruppi di ragazzi in età preadolescenziale ed adolescenziale.
I lavori in gruppo sono finalizzati a creare strategie innovative basate sulle esperienze dei singoli (Francescato, Leone, Traversi, 2000) che portano all’ esplorazione delle percezioni e delle credenze emotive da esse derivanti e che danno origine a cognizioni negative su se stessi e sul mondo (Greenberg,Watson,Lietaer, 2000).
Le azioni previste sono così organizzate:
● Counselling psicologico individuale e di coppia
● Psicoterapia individuale, familiare e di coppia.
● Gruppi di auto-aiuto
● Gruppi di formazione
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